Le Terre Dietro l'Angolo, Tra Ghiottoni, Trogloditi, Demoni e Polli Volanti, l'avventura del mitico gruppo

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view post Posted on 17/3/2011, 18:38

Il Signore delle Terre Dietro l'Angolo

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Finalmente mi sono ritagliato un po' di tempo e ho terminato un altro capitolo! A voi...

Wow, controllando meglio mi sono reso conto che per un solo giorno sono riuscito a non raggiungere l'anno tondo di inattività :rolleyes: (non so se ridere o esserne triste XD).


Dal Diario di un Chierico...



Le Avventure delle Terre Dietro l’Angolo



Capitolo 23 - In cerca di redenzione
A
nche in quei giorni di festa, il tempio era ricolmo di gente di ogni tipo: Nani e Umani sedevano accanto ad Elfi, Gnomi, perfino Mezzorchi, senza preoccuparsi delle apparenze, e l’omelia liturgica coinvolgeva tutti i presenti, i quali rispettosamente avevano preso posto sui numerosi scranni a disposizione dei devoti. Qui e là, affaccendati frati e solenni sacerdoti andavano e venivano dalle numerose porte secondarie che conducevano nelle viscere del candido monumento.
Le colonne che reggevano la monolitica cupola si aprivano a corona attorno alle panche, e si innalzavano verso l’immenso cielo snelle ma imponenti, in grado di mantenere agevolmente l’intera volta al di sopra. Negli incavi tra una colonna e un’altra vi erano numerose edicole, ed ognuna accoglieva le spoglie degli antichi sacerdoti che prima di allora avevano regolato il tempio: solo tre delle undici però erano occupate, e raccoglievano le reliquie del mitico costruttore del tempio e dei suoi due discepoli, che dopo di lui avevano preso il posto di guida spirituale dei fedeli di Kord. Al fianco della terza alcova, quella dell’arcidiacono Kergorbart era lì, in attesa di accogliere i suoi resti affinché la sua memoria non venisse perduta nel flusso del tempo; ma il maestro non era ancora vecchio, e quell’edicola avrebbe atteso ancora a lungo.
Gli occhi di Dorian percorrono rapidamente la vasta sala, alla ricerca del volto familiare del suo maestro, ma dopo aver osservato a lungo si rassegna all’idea che il Capochierico non era in quella sala; senza perdersi d’animo attraversa le colonne, costeggiando le file di panche diretto verso una delle molte porte apparentemente uguali. Sperava di trovare il suo maestro nelle sue stanze, ed era lì che si dirigeva con passo deciso, quando una voce controllata ma decisa gli intima di fermarsi. Voltandosi, scorge un anziano sacerdote coperto da una lunga tunica dall’aspetto molto semplice, il groviglio di lance e mazze ricamato fieramente sul petto.
«Mi dispiace giovanotto, ma a quelle stanze possono accedere solo i sacerdoti di questo tempio» spiega il vecchio con tono di rimprovero; poi la sua voce si addolcisce, e domanda: «C’è forse qualcosa che posso fare per te?».
«In realtà sì» esordisce Dorian, «avrei urgenza di parlare con il mio maestro, l’arcidiacono Kergorbart».
Dopo averlo squadrato da capo a piedi per lungo tempo, il vecchio infila una mano in una delle ampie maniche, e ne tira fuori un paio di robuste manette di ferro; senza aggiungere un’altra parola le assicura ai polsi del giovane, poi si allontana di un passo e con un cenno lo esorta a proseguire.
Dorian sapeva bene che avrebbe dovuto spezzare le catene per dare prova di essere degno del tempo del Capochierico. Intenzionato a dare il massimo, raccoglie una grande quantità d’aria nei polmoni, poi flette i muscoli e inizia a fare forza sulle maglie metalliche: la prestanza fisica del giovane è innegabile, ma non appena comincia a sforzare le braccia più intensamente, i suoi occhi cadono sul viscido essere che ancora gli fluttua attorno. La sua vista risveglia all’istante i lancinanti dolori provati a Pago, e che prima di lui anche Kerwyn aveva sofferto; la vista gli si annebbia, la testa comincia a vorticare e un conato di vomito sembra salire dal suo stomaco sconquassato. Continuare a forzare le catene diventa impossibile, ed il Chierico crolla in ginocchio col fiato pesante ed il volto imperlato di sudore, gli anelli delle manette ancora saldamente fissati ai polsi. Intorno a lui, molti curiosi sono accorsi ad osservare la prova, ed un mormorio sommesso comincia a diffondersi dopo lo sfortunato esito. La morsa della maledizione non sembra voler abbandonare il sofferente avventuriero, il quale non è nemmeno in grado di rimettersi in piedi, e rimane chino sulle ginocchia, schiacciato a terra dal dolore e dalla debolezza. A sovrastare i mormorii si leva la voce del vecchio sacerdote, al sentire la quale tutte le altre ammutoliscono in un baleno: «Non mi sembri affatto un seguace di Kord, vista la tua scarsa prestanza fisica» gli dice, ma il tono di voce non tradisce alcuna emozione al pari del viso. «Hai forse mentito a tutti noi? Cos’è che desideri al punto da chiedere udienza al primo sacerdote del tempio?».
«Sono profondamente addolorato e contrito dalla mia situazione attuale» risponde, cercando con grandi sforzi di riacquistare la posizione eretta, «ma mi presento al cospetto del mio maestro gravato da un male che solo il suo intervento può lenire. Eppure, ho un motivo ancor più importante che mi spinge qui», s’interrompe bruscamente a causa d’un accesso di tosse, ma pian piano il dolore sembra diventare più sopportabile. Quando alza lo sguardo e vede i penetranti occhi dell’anziano fissi su di lui, si ricompone in posizione di preghiera, a testa bassa e mani giunte, e pronuncia le fatidiche parole che più di tutte aveva temuto di ascoltare dalle sue stesse labbra: «Provo immensa vergogna nel dire ciò, ma purtroppo alcune delle mie più recenti azioni sono risultate inadatte al mio sacro dovere; pertanto il sommo Kord, irato, mi ha punito voltandomi le spalle. Ho immenso bisogno che il mio maestro mi faccia da tramite affinché possa pentirmi dei miei errori innanzi a Kord, ed implorare il suo perdono».
Al pronunciare queste parole, Dorian osserva desolato mentre tutti i presenti si lanciano sguardi e sussurrano a voce più o meno alta, ma poco importava: ciò che attira la sua attenzione è il volto dell’anziano sacerdote diventato di colpo rosso, gli occhi sbarrati fissi nei suoi.
«Che cosa?» tuona, con una voce del tutto diversa, poi svanisce, inghiottito da una nube di fumo. «Che cosa hai fatto?!» la voce proveniente dalla nuvola è carica di furore al punto che tutti arretrano di molti passi, spaventati; d’improvviso un massiccio braccio sbuca dal fumo, un braccio avvolto in una mirabile armatura a placche bronzee a stento nascoste da una tunica. La mano stringe con vigore le catene che ancora legavano i polsi del Chierico mentre gli ultimi fumi si dissolvono, e l’arcidiacono Kergorbart in persona comincia a trascinare il suo povero allievo come fosse un peso morto.
«Non posso credere a ciò che ho appena udito!»continua a gridare, mentre sbatte senza alcuna fatica i legacci stretti in mano, trascinandoli senza alcun riguardo in una porta alle spalle dell’altare principale; le imprecazioni urlate a squarciagola proseguono per tutto il tragitto, durante il quale Dorian è sbatacchiato da ogni lato come una bambola di pezza priva di valore, ma egli non tenta minimamente di opporsi, pur sentendosi moralmente devastato da una sì dura e bruciante umiliazione.
Inizialmente non aveva fatto caso al percorso del suo maestro, ma quando questi varca l’ultima soglia Dorian si rende conto che era stato trascinato nella stanza che più aveva amato durante il suo periodo di addestramento nel tempio: la sala dei trofei. Essa conteneva tutto ciò che era di proprietà del tempio stesso: in essa erano conservati splendidi e nobili arazzi raffiguranti scene di guerra e di pace, scontri tra dei e gloria di uomini; vi erano innumerevoli testi antichi ed introvabili, sulle cui pagine erano narrate storie e leggende di qualsiasi luogo o tempo, dalle ipotesi sulla creazione del mondo fino a consigli su come cucinare uova di Roc; un gigantesco scaffale custodiva con grande cura pergamene i cui scritti erano capaci di evocare incantesimi tanto potenti quanto antichi, ormai dimenticati da molti, e temuti dagli altri; ma la cosa che più di tutte aveva affascinato Dorian in giovinezza erano le splendide armi ivi custodite: spade di ogni lunghezza capaci di perforare le armature più solide, scudi lucenti con gloriosi stemmi di eroi millenari; inoltre, una incredibile varietà di anelli, pendenti e guanti, la maggior parte dei quali dai poteri ancora sconosciuti.
Dorian si stava domandando perché fosse stato condotto fin lì, quando con la stessa grazia dimostrata finora Kergorbart lo lancia sul duro pavimento di marmo, mandandolo a sbattere contro un alto reliquiario che prende ad oscillare pericolosamente.
«Spiegami con cura ogni evento, e curati di non tralasciare niente. Voglio sapere cosa ti è accaduto». La voce era ancora autoritaria, e la furia era ben riconoscibile, ma a Dorian quelle parole non appaiono così dure come se le sarebbe aspettate; lievemente rinfrancato, decide di dimenticare per il momento sia il dolore fisico che quello derivante dall’umiliazione pubblica alla quale era stato sottoposto, ed inizia a narrare le situazioni che sono capitate loro dall’ultima visita a Norbat: accenna brevemente all’addio di Xanter, poi passa a descrivere il viaggio di ritorno, mettendolo al corrente del terribile fatto che la Maledizione delle Mille Lacrime è tornata a perseguitarli nonostante gli immensi sforzi e l’intercessione divina. Prosegue parlando degli Hobgoblin incontrati nella foresta, del patto stretto con Jorsenaur e della tragica notte in cui la morte ha colto il suo compagno, causando le ire di Kord che lo ha ritenuto in parte responsabile dell’evento.
L’arcidiacono ascolta ogni singola parola senza mai interrompere o domandare alcunché, ed anche dopo che il suo allievo ha terminato il racconto non concede più di un breve mugugno d’assenso, mentre con volto indecifrabile e con lo sguardo al pavimento levigato passeggia avanti e indietro nella larga sala. Rispettosamente, il Chierico attende con pazienza una qualunque parola da Kergorbart, il quale si concede molti minuti di silenzio immerso nei propri pensieri, prima di volgere nuovamente lo sguardo su di lui.
«Per quanto concerne mastro Thoriandrif» dice, riferendosi al povero Joif, «cosa ritieni sia giusto fare per lui? Hai intenzione di rimediare in qualche modo alla sua ingiusta dipartita?».
L’inaspettata domanda lascia Dorian interdetto: naturalmente era sua intenzione riportare indietro dalla morte l’anima del suo compagno caduto, e non solo per placare l’ira del suo dio; il fatto che il maestro mettesse in discussione in tal modo la sua moralità quasi lo indignava.
«Questa domanda può avere una sola risposta, mio maestro» risponde, cercando di mantenere un tono calmo e misurato nonostante la crescente frustrazione che albergava nel suo animo, «e penso che lei la conosca. Se anche Joif non fosse spirato per causa mia, avrei fatto tutto quanto in mio potere pur di riportarlo al nostro fianco. Poiché egli è un mio compagno, e non c’è niente che non farei per i miei compagni».
Dopo aver ascoltato ancora le parole del suo discepolo, Kergorbart si passa una mano in volto con aria sconsolata, si abbandona ad un lungo sospiro e dice, con voce calma e amichevole: «Vedi, mio giovane Dorian, la strada che state percorrendo è molto dura, e purtroppo all’orizzonte non si scorgono ripari. Ciò che vi attende domani sarà sicuramente peggiore di quello che avete superato oggi. Quindi non è poi tanto strano che la tensione e la stanchezza vi spingano ad agire in maniera impulsiva o discutibile». Mentre mormora queste parole, quasi a volerlo consolare, si china su di lui e lo libera dalle pesanti manette di ferro, gettandole poi in un angolo della stanza con noncuranza. Indi, distogliendo lo sguardo da Dorian, si dirige verso uno dei numerosi scaffali pieni di carte, mappe e pergamene, e dopo aver frugato in alcuni ripiani estrae dal mucchio un cilindro contenente un rotolo di pergamena.
«Da ciò che mi hai detto, mi sembra di capire che la morte del tuo compagno non è stata causata né da te né da quel tuo principe. Perciò, anche se col vostro agire potete averlo spinto verso il suo destino, non è tua la mano che ha preso la sua vita».
Dal cilindro di rame, estrae una pergamena ben conservata di lunghezza contenuta, la srotola e la contempla per qualche istante, prima di riprendere il discorso: «Dunque io, Kergorbart, arcidiacono di Norbat e gran sacerdote di Kord, accetto di farti da intercessore nella tua supplica al nostro sommo dio, e di mondare i tuoi peccati qualora egli dovesse ritenerti degno del suo perdono. Ora inginocchiati, e rivolgi a Kord la tua preghiera silenziosa».
Dorian aveva visto altre volte uomini prostrarsi ai piedi dei Chierici implorando il perdono, e per quanto avesse sperato di non dover mai mettere in pratica ciò che aveva imparato al riguardo, sapeva bene cosa avrebbe dovuto fare: sistemandosi sulle ginocchia corazzate per quanto glielo permettessero le spesse placche sulle gambe, china la fronte al suolo, sfiorandolo in segno di deferenza; poi riporta in alto la testa ed a bassa voce comincia a mormorare la sua personale supplica a Kord, certo che in quel momento il suo dio lo stesse ascoltando. Nel contempo, Kergorbart si erge sopra di lui, l’imponente fisico scultoreo ad ombreggiare del tutto la figura rannicchiata al suolo in preghiera; nella mano sinistra la pergamena oscilla e svolazza, sospinta da una leggera brezza proveniente da chissà dove, mentre la mano destra è imposta sul capo di Dorian, le dita a sfiorare i ciuffi vermigli del giovane.
Giunto a recitare anche l’ultimo verso riportato sulla pergamena, questa viene avvolta dalle fiamme e svanisce senza lasciare nemmeno un granello di cenere, mentre una strana luce avvolge l’incantatore anziano. Volgendo a lui lo sguardo, Dorian rimane sbigottito, nel vedere alle sue spalle una flebile immagine, quasi un miraggio, della sua divinità; si rende conto che in quel momento Kord lo sta giudicando guardando attraverso gli occhi del suo maestro, e nota con sorpresa che questi effettivamente assomiglia nell’aspetto fisico alla forma umana di Kord. Ma non osa rivelare questo suo pensiero, né trattenerlo in mente ancor più a lungo, e riprende subito a concentrarsi sulle preghiere e suppliche.
Alla fine, la mano che l’arcidiacono aveva posto su Dorian s’illumina di potere divino, ed il Chierico avverte il calore e la serenità, mentre il favore di Kord lo raggiunge ancora una volta; la forza che ricava dalla sua nuova investitura spazza via l’onnipresente dolore della maledizione, e Dorian si leva in piedi adesso, nuovamente come un vero Chierico di Kord.
«Sia lode al sommo Kord, poiché grande è la sua misericordia!» proclama il Capochierico levando le braccia, ed il suo allievo risponde con pari ardore nel ringraziare a sua volta la propria divinità.
«Maestro, sento che devo ringraziare anche lei» dice poi.
«Non è necessario. Non avrei chiesto il tuo perdono se non fossi stato certo del tuo pentimento. È tutto dipeso dalla tua forza di volontà».
«Ma nonostante tutto è per lei che Kord mi ha concesso il perdono, quindi ha i miei ringraziamenti».
«Lascia perdere, Dorian, adesso abbiamo affari ben più urgenti ad attenderci». Raccolto il cilindro vuoto che aveva lasciato cadere al suolo, l’arcidiacono lo ripone ordinatamente al suo posto, nella teca che contiene i potenti incantesimi incisi su pergamena. Quindi raggiunge il corpo inerte di Joif Thoriandrif, e ne cinge una mano tra le sue: «Questa mano non dovrebbe essere fredda, ma calda e vitale. Ed ora il nostro compito è porre rimedio a quest’incongruenza». Senza aggiungere altro, lascia la stanza mediante una porta che Dorian non trova familiare. Poco tempo dopo è di ritorno, e sulle sue spalle si erge un mastodontico martello dalla testa d’acciaio: ovunque sul legno dell’impugnatura corrono filigrane dorate, ad intrecciarsi per dar vita a simboli di forza e di potere, e su entrambi i lati del massiccio blocco di metallo è inciso lo stemma di Kord.
Impressionato dalla singolare arma, da principio Dorian non nota che il suo maestro stringe nella mano un sacco di cuoio, ma quando è lasciato cadere innanzi ai suoi piedi, il rumore inconfondibile gli dà un’idea molto precisa del contenuto. Senza attendere oltre, Kergorbart serra le mani sull’elsa del martello, pronunciando alcune parole sottovoce: un morbido alone aureo lo circonda, e la sua stretta si irrigidisce. Il blocco d’acciaio si leva alto, poi cade al suolo pesantemente, con una forza tale da far tremare violentemente la sala; all’interno del sacco, si odono scricchiolii di qualcosa di estremamente duro che si spezza, ma il martello cala implacabile una seconda volta, poi una terza e una quarta, prima di venire appoggiato contro la parete.
Il sacerdote si passa un braccio sulla fronte imperlata di sudore, dopodiché dischiude l’involto, ed il suo allievo osserva una fine polvere di diamanti sbriciolati che viene presto raccolta e sparsa con gran cura sul torace del Bardo.
«Ora reciterai le preghiere di rito, Dorian, mentre io mi occuperò di riunire il corpo e lo spirito del tuo compagno caduto».


Edited by Eldrad - 26/6/2020, 20:15
 
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view post Posted on 13/9/2011, 16:39
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CITAZIONE
Gli occhi di Dorian percorrono rapidamente la vasta sala, alla ricerca del volto familiare del suo maestro, ma dopo aver osservato a lungo si rassegna all’idea che il Capochierico non era in quella sala;

Ripeti due volte sala. :P
 
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Kurush-Var
view post Posted on 13/9/2011, 23:28




Mi è piaciuta assai, complimenti. =)
 
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view post Posted on 25/8/2013, 17:22
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...ma... quindi? Che si fa? Tutti a Zanzibar?
 
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view post Posted on 13/11/2015, 21:16
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Oh ma continuano le Terre o no? Non mi dire che c'hai da laurearti che lo sanno tutti che non è vero! D: P:
 
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view post Posted on 1/4/2016, 00:04
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Oh ma allora? Non farci soffrire la pena di vederti laureato e sposato e non hai ANCORA finito di postare i resoconti delle Terre.
Veit (che è su Skype) concorda.
 
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view post Posted on 14/4/2016, 08:51

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Eh, e avreste anche ragione... :D
Dai, vi prometto che tra una sessione di studio e un'altra mi rimetterò a lavorarci! Tu però potresti mandarmi un resoconto delle cose accadute più di recente (tipo dall'arrivo di Zeralith in poi), che di quelle ho solo ricordi confusi?
 
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view post Posted on 14/4/2016, 18:02
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Dovrebbe saperlo ZeZe/Jeff Walker/Kayvaan di Kamposan o come si chiama... se ci tiene ai suoi personaggi.
Io mi ricordo solo la scenetta nel suo villaggio halfling orientaleggiante. Si è portato dietro pure Veit. Non mi ricordo nemmeno i motivi.

Ma soprattutto: perché lo chiedi a me che non ho mai saputo niente delle mie campagne?
 
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view post Posted on 2/5/2020, 02:15
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Ciao Ramiant visto che hai fatto l'esame vedi di riprendere l.T.d.l.A. che almeno fai qualcosa per la comunità. <3
 
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view post Posted on 8/5/2020, 13:56

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In realtà ne sto preparando altri due per l'11 ed il 26 Maggio. Tolti di mezzo questi due penso di prendermi un periodo di riposo, e magari riesco anche a scrivere qualcosa.

P.S. Bellissimo il nuovo avatar *_*
 
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view post Posted on 26/6/2020, 19:01
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Ciao Ramiant visto che hai fatto altri esami ti va di riprendere lTdlA?
 
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160 replies since 20/5/2007, 10:26   2618 views
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