[Recap] Wirt in Diablo: Lord of Hatred, Campagna di DM-Emanuele

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view post Posted on 13/11/2015, 21:27
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Prima di partire per 3 anni di Tszchermania ho chiesto alla ciurma nolana di ospitarmi per qualche partita a D6D 3.75.
L'atmosfera non è stata dei migliori, ma mi sono comunque divertito perché ho giocato soltanto per me e senza badare ad altro. Ammetto di essermi più divertito fuori dal gioco che dentro, pazienza.
A voi il primo recap... Se non si capisce qualcosa è voluto, ma se lo quotate e chiedete ve lo spiego.

*** *** *** *** ***


Beata quella terra che non ha bisogno di eroi. La discesa dei Maligni condannerà il mondo alla catastrofe. Anche nei Reami dell'Ovest i servi delle tenebre hanno portato angoscia nel cuore della stirpe umana. Siamo condannati, agogneremo la morte più celere, dispereremo una fine lenta e tormentata. Di fronte a questo c'è chi accetta il destino infausto – i realisti – e c'è chi no – gli stolti. Ma tra i realisti chi non si arrende sente la chiamata: la dignità dell'uomo sta nel ribellarsi, anche quando tutto è perduto.

Tra i volumi ammuffiti di una biblioteca polverosa di un paese delle marche lontane lontane si celano tomi di conoscenze proibite. Azmodan, Signore dell'Inganno, ha segnato l'umanità col suo marchio di menzogne. I suoi piani, però, già in passato vennero sventati. Un campione di Lut Golhein, addestrato ai saperi Horadrim, bandì Azmodian da questo mondo, combattendo dentro di sé per sette giorni e sei notti La Bestia, immolandosi infine per ridare fiducia alla razza umana.
Questa volta, però, non c'è speranza. Quale persona sarebbe disposta all'estremo sacrificio per preservare l'umana stirpe? In un'epoca dove l'egoismo e la cupidigia regnano sovrani, l'umanità non potrà salvarsi, nemmeno con le leggende.
Dove la leggenda fa presupposto, la chiamata è seguita solo dalla persona lucida di buona volontà, che arresa all'ineluttabilità del destino ne anticipa i tempi. Con ghigno rassegnato si colloca dove il fato vuole e non arretra alla decisione che gli tiene in serbo.

Parto alla volta dell'Accademia Horadrim del Lontano Ovest, un viaggio impervio di tante miglia, ma alla fine giungo.
Preparo un piccolo accampamento nel boschetto vicino l'Accademia. Un velo copre la volta celeste passo per passo che rincorre la luna. Il velo si stende di stelle infauste, l'unica scintilla che non mi insegue è la scintilla che non si vede. Il ventre bovino mi insegna di abbandonare tutto adesso, invece di lasciare tutto per sempre.
In lontananza, delle figure immonde irrompono nell'Accademia, non posso permettere si frappongano alla flebile speranza di recuperare le conoscenze perdute. Lascio quindi il bivacco e tutti gli effetti rasenti la rupe.

Colto da visioni strazianti, e poi il nulla. E mi risveglio.
Un forte mal di testa e la vista lucida. Fa freddo e l'aria è umida. Mi imprigionano delle sbarre di ferro. Non posso uscire, non posso passare attraverso, la porta chiusa a chiave. Dove sono? Cosa è successo? Il ricordo delle carni strappate si fa rovente, il terrore marchiato col fuoco nella testa di un mortale. Un forte mal di testa e la vista confusa. Immagini caotiche di cadaveri dilaniati per ogni parte, zanne e uncini strappati in ogni dove. I diavoli hanno avuto la peggio, ma la peggio contro di chi? Sono visioni impresse nella mente, ma quanto di vero ha tutto questo? Quanto sogno?
Un piccolo otre colmo di liquido e della selvaggina affumicata. I rantoli nello stomaco, ma chi ha messo tutto questo qui? Perché fidarmi? E se fosse acqua putrida? E se fosse carne rancida? Appare limpida, appare sana: non mi fido. Dove sono? Cosa è successo?
Un forte mal di testa e la vista oscura. Una fioca luce viene da lontano, mi affaccio e altre sbarre e altre celle scorgo. Non c'è anima viva. Aiuto! Aiuto! Fatemi uscire, gridai. Nessuno rispondeva, né altra sfortunata persona, né aguzzino delle mie pelli. Quanto dovrò aspettare? Quale voce mi farà compagnia? Sto diventando smilzo, sto diventando pazzo.

Lunghi giorni sono passati, non riesco ad uscire. Ho la bava per la sete e i crampi per la fame, quand'ecco delle luci da lontano si avvicinano, sempre più intensamente. Dal fondo del corridoio il clangore di marce metalliche riempie l'aria. Saranno i miei aguzzini? O detenuti che si trascinano nelle proprie catene?
Un gruppo variamente assortito di specie più o meno umanoidi si avvicina noncurante alla mia prigione. Alle fluenti vesti e agli ammennicoli che adornano dolci corpi si alternano stazze rudi e sguardi ferali, armati di tutto punto. Quale scherzo mi gioca la coscienza? Troppo strano per non essere vero. Una cordialità ingenua, come se fosse una festa di paese e avessero incontrato un'attrazione, riempie con poca titubanza il sotterraneo. Sicurezza di sé o follia è lo stesso.
Un insolito animale antropomorfo con segno affabile mi allunga uno zucchero che immerge in una scodella d'acqua. Il liquido diventa molto più invitante di quella torba all'angolo della cella e lo tracanno come se non avessi mai bevuto. Un certo languore mi porta a chiedere poi uno, e poi due, razioni succulente, che prontamente l'animale mi porge. Si chiama Qillian e mi porta ad aprirmi e raccontare come sono venuto qui. Quello che racconto, lo sospettavo, ha molti punti in comune con questi soggetti. Chi proviene da Lut Gholein come il difensore, chi di Horadrim mastica, chi professa bontà. Si incuriosiscono, colgo l'attenzione e pare abbia con così poco conquistato la loro simpatia.

C'è n'è solo uno, sfregiato in volto da un orribile carapace, che insiste a voler sapere il mio nome. Con esitazione e dietro consiglio degli altri glielo dico, ma incalza con le domande e non dà il tempo di risponderle. Cambia espressione e comincia a volteggiare le mani, sbraitare parole incomprensibili. Mi prende il panico, non mi aspettavo un mutamento repentino del loro atteggiamento, eppure gli altri lo osservano impassibile. Mi rintano alla parte opposta della cella, temendo il peggio.
Lo sfigurato rinuncia alla magia, come se non fosse successo niente. Con voce minacciosa, gli intimo di non ripetersi, ma fa finta di non percepire. Difficilmente si incontrano facce di bronzo come questa, è un tipo tosto ed è opportuno chiariamo entrambi dove vogliamo andare a parare. Di tutto pepe il nano della compagnia, quello buono che avrebbe dovuto soccorrermi forse anche prima dell'animale, si intromette e mi fa il terzo grado del come e del perché ho risposto male allo sfregiato. Sono stordito da quanta perizia nell'accusarmi di un comportamento scomposto di fronte a un pericolo per la mia incolumità, forse per il piccolino povero di spirito non ha capito che gioca di più l'istinto di sopravvivenza di una persona stordita dall'inedia di una prigione che i salamelecchi a cui le sue natiche molli sono abituate. Sarà perché segue più con timore i prodigi dello sfregiato che con solerzia la propria fede. Chissà.
Lascio correre, voglio uscire. Uno dei loro che non avevo notato si mette di lena e con un colpo sciolto apre la serratura e si sente il cigolio della porta metallica che si apre. Un cigolio antico, poco oliato, suona di libertà.

Sarà meglio però metta in chiaro subito: che la mia fiducia in loro non sia fiducia in altri che loro ritengano degni, perché di questi giorni tristi si impara prima di tutto cautela. Questi sono venuti fin qui giù a salvarmi e non è un caso, ma non facciamo che i miei passi siano di dominio pubblico.
Chi sono questi? Esaltati convinti di trovare la gloria e lo sfarzo nelle loro scorribande? Sinceri idioti sicuri di salvare il mondo? Quello che mi ha mandato la sorte è un tentativo, quello che devo rendere a questi è gratitudine. E sarà bene mi dia da fare a recuperare le cose alla rupe per esprimerla al meglio.
 
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view post Posted on 27/11/2015, 21:21
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A voi il secondo recap! Sessione più breve, recap più conciso. Al solito: se non si capisce qualcosa è voluto, ma se lo quotate e chiedete ve lo spiego.

*** *** *** *** ***


Distinguere realtà o fantasia sono poco importanti quando entrambe ti lasciano segni indelebili.
Furono Warriv e Griswold, la guida e il fabbro di Tristram, che mi liberarono dalle segrete maledette della Cattedrale. Di mia madre, invece, non si salvò nemmeno il corpo per darle degna sepoltura.
La bolgia infernale da cui i due mi cavarono è indescrivibile. Talvolta mi risveglio sudato nel pieno della notte, convinto ancora di provare dolori lancinanti all'arto che non ho più.
Questo piolo che trascino con me è il dono affettuoso di Griswold. Gli regalai il mio nome di famiglia. Warriv scelse di guidarmi nei miei viaggi, e decisi di considerarlo un fratello. [...]

Un colpo di gomito ben assestato dal silenzioso e la cella si apre: un passo in più e un'aria nuova si respira nei sotterranei dell'Accademia Horadrim.
Un passo in più e sono investito da un torrente di parole: una coppia inedita – lo sfregiato borioso e il ferino gentile – mi incalzano di domande già risposte, ovvie oppure inutili. Nell'istante che mi riservano provo a soddisfarle al meglio, immaginando quale replica vogliano sentirsi dire. Dovrebbero saperlo che meno tempo danno alla risposta, tanto più bassa è la qualità della stessa. Ma si sa: tanto si atteggiano a maghi e priori, che nei fatti rimangono i più duri di comprendonio. Il primo, in questo, è il nano della compagnia. Sarà bene quindi non scoprano il mio mistero che alla prima incomprensione potrei essere falcidiato.
Quanto ai miei interessi, glielo ripeto ancora che non voglio parlino della presenza mia e del prode Warriv in questi posti lontani, che mi ha scortato per un viaggio impervio di tante miglia...
Già, Warriv! Quale improba fine avrà subito?

Tutta la comitiva cercò nelle vicinanze, quand'ecco trovarlo oltre le sbarre di una cella, col collo penzoloni e i polsi ammanettati, grondanti sangue come se fossero ininterrottamente masticati. All'istante si adoperarono per tagliare il cappio, spezzare le catene, sfilargli i ferri. Il prete, prono alle sue ferite ma non pieno di virtù, lo curò coi suoi sortilegi. Warriv prese i sensi e si sentì d'un pezzo.

Vogliamo esprimere a questi la sincera gratitudine – e nulla più – recuperando i nostri effetti lasciati all'accampamento. Ritornare indietro da dove la comitiva proviene, però, non si può. Sale intricate che collassano su se stesse: uscite ed entrate, salite e discese che non si distinguono. Una confusione immane, un trucco di Mephisto, siamo in trappola.
Una risatina graziata e diabolica, una bimba [...]
 
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view post Posted on 9/12/2015, 22:47
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Imperatore di Giada

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Parlaci dei personaggi!
 
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view post Posted on 12/12/2015, 10:55
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La fenomenale composizione del gruppo:
un mezzo-orco mezzo-cordiale;
un... umano? mezzo-drow? scuro di pelle con una lunga corsesca;
un alchimista mezzo-lupo di facile confidenza;
l'ego smisurato di un giocatore con un involocro a forma di stregone mezzo-drago;
un mago mezzo-master;
un mezzo-uomo mezzo-chierico mezzo-buono;
un ladro mezzo-assente.

Per quelle poche sessioni a cui ho giocato, ci sono stati anche:
Sir Veit il paladino glamour;
Warriv la guida che impara a zoppicare;
Wirt "gamba di legno" Griswold.

*** *** *** *** ***


Un'enorme stanza da ballo si apre al cunicolo in cui ci siamo infilati.
Raccapriccianti, gli Araldi dell'Apocalisse dinanzi a noi. Si accompagnano a un demone pagliaccio. *
Bardac il demone, prima di andare via, vaneggia di un invito a cena: noi parteciperemo al banchetto, ma come pietanze. L'aria stantia fa spazio al fetore di morte.

Ambo le parti si esibiscono in una danza irrequieta di incantesimi: e antimagie e disgiunzioni, e muri invalicabili e raggi verdi, e teletrasporti e distruzione. Me e il nano ispiriamo il gruppo alla grande impresa, mentre il silenzioso bersaglia i nemici. Dove il ferino perde il senno a causa di una stregoneria avversa, l'orco volteggia francesche agli orrendi morti.
In mezzo alla confusione e alla poca collaborazione tra i membri, decido di avanzare, non prima però di ammantarmi d'ombra. Questo potrebbe palesare il mistero, ma non posso perderci la vita.
Ecco un araldo emettere un urlo che strazia i cuori. Sento che sto per essere tirato nell'oltretomba.
D'un tratto una profonda trappola extraplanare coglie mezzo gruppo, i soccorsi sono lenti. Ormai sono stato scoperto, tanto vale provare a recuperare il prode Warriv. Due ali nere traslucide compaiono alle mie spalle, e mi dirigo intorno alla fossa in fin di vita.
Come due degli Araldi hanno effuso miasmi letali, al suo cadere il terzo grida la morte. L'aria si fa tetra, trascoloro in volto.
Il silenzio prese il sopravvento.
 
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