La mia nuova esperienza da DM!, Naturalmente, il titolo è provvisorio...

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view post Posted on 20/4/2011, 15:20

Il Signore delle Terre Dietro l'Angolo

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Apro questa Discussione per rendervi partecipi delle belle esperienze che stanno capitando a me ed al mio gruppo da quando ho ripreso a vestire i panni del Dungeon Master. L'avventura è cominciata nel Novembre 2010 senza nessuna pretesa, quasi come uno scherzoso passatempo. Oggi invece la cosa ci appassiona, e quando gli impegni universitari non ci mettono con le spalle al muro riusciamo a ritagliare qualche ora per giocare (siamo nell'ordine delle due ore medie a settimana, meglio non esagerare :D ).

Inizialmente i Personaggi erano soltanto il freddo Xander, un mezzo-Drow cresciuto nel dolore con un'importante missione personale da portare a termine, ed il giulivo e vendicativo Randal Amalith, Mezzelfo cantastorie che ha un talento naturale per cacciare nei guai se stesso e chiunque lo circonda, con la prevedibile conseguenza di inimicarsi praticamente ogni forma di vita senziente che incroci il suo sguardo (e non esagero, ha ingiuriato, disturbato o rovinato ogni singolo PNG con cui ha scambiato una parola).
Oggi, altri due fieri individui si sono aggiunti al loro gruppo, e li accompagnano nel viaggio alla scoperta del loro posto nel mondo: il fiero e coriaceo Talos, mastodontico mezzosangue orchesco che solca le foreste con l'arco in pugno; ed il laconico Helevorn, Nano di poche parole ma di sani principi dettati da una disciplina ferrea, e dalla mano molto pesante.

L'ambientazione in cui la Campagna si svolge è (Eldrad, non ti indignare) quella delle Terre Dietro l'Angolo, che ho tanto amato ai bei tempi in cui Eld era il mio DM. Ad essere sinceri non è esattamente la stessa ambientazione: le zone principali ed i luoghi più importanti delle vecchie Terre Dietro l'Angolo sono rimasti più o meno uguali a come erano per noi, ma ho provveduto a creare zone nuove che ancora devo caratterizzare a dovere (sto lavorando ad una descrizione della geografia, ed è molto più difficile di quanto pensassi :crash: !). Infine ho disegnato una mappa del continente, non troppo dettagliata, ma esauriente dal punto di vista delle informazioni (inoltre per farla tutta a mano mi ci è voluto parecchio, e quindi ci sono particolarmente affezionato :D ).

In conclusione, posso dire che la mia prima esperienza come Dungeon Master (se non contiamo un paio di disastrosi tentativi durati due sessioni ciascuno :P ) mi sta regalando emozioni e soddisfazioni: ci sono alti e bassi com'è ovvio, e da questo punto di vista ogni sessione che finisce sviluppa il mio moto di solidarietà verso Eldrad e quello che gli facevamo passare noi, ma nel complesso posso dire di essere contento di comporre questa storia assieme ai miei amici!
 
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view post Posted on 20/4/2011, 15:54
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Imperatore di Giada

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praticamente nel gruppo ci sono 3 mezzo-qualcosa e una mezzasega =) (la battuta veniva meglio se invece del nano c'era l'halfling,ma non ho potuto fare a meno di farla)!
Tienici aggiornati,magari postando l'avventura =)
 
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view post Posted on 20/4/2011, 17:21

Il Signore delle Terre Dietro l'Angolo

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E' esattamente quello che conto di fare qui. Sarà un po' in stile romanzato, come per l'altra, ma a me piace così, che posso farci... :D
Il primo capitolo è anche quasi finito. Gli darò un'ultima occhiata ora che ho un po' di tempo in più e nei prossimi giorni lo posterò.
 
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Jeff Walker
view post Posted on 23/4/2011, 18:07




Non,ramiant non romanzare qualsiasi cosa devi raccontarci ti prego xD.
Comunque attendo gli sviluppi per vedere se farai disastri tipo"Dungeon in Costruzione" o altre città ottagonali
 
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view post Posted on 24/4/2011, 01:54

Il Signore delle Terre Dietro l'Angolo

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Ce n'è una pseudocircolare divisa in sei, tipo spicchi di pizza, ma per fortuna nulla di così catastrofico come il "Dungeon in costruzione" :lol:
 
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Randal Amalith
view post Posted on 25/5/2011, 19:13




Spero che tu riesca a postarla alla svelta; sono davvero curioso di leggerla. WAHAHAHAHAH
 
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view post Posted on 25/5/2011, 19:58
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I WANT RAMIANT'S ROMANZATE! :yb:
 
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view post Posted on 26/5/2011, 22:19

Il Signore delle Terre Dietro l'Angolo

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Ci sono quasi. Purtroppo è un periodo in cui non sono molto prolifico sul lato della scrittura :( , perdo la concentrazione e finisco per non combinare niente.
Nonostante questo, mi mancano gli ultimi accorgimenti e la benedizione dei Giocatori :D , poi ve la farò leggere!
 
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balianor
view post Posted on 28/5/2011, 12:45




Posta posta posta!
 
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Shadowgate
view post Posted on 29/5/2011, 09:24




Oh sommo Ramiant
Che la tua mente rimanga affilata
e le tue dita (sulla tastiera) rapide ma sicure
affinche la novella delle nostre eroiche gesta ( :uaua: )
possa finalmente allietare i cuori di coloro che,
dimostrando indomito coraggio,
si avventureranno nella lettura

Ti benedico

P.S. Non vedo l'ora di vedere il nostro gruppo
"dall'esterno"!
 
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view post Posted on 29/5/2011, 23:41

Il Signore delle Terre Dietro l'Angolo

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Come al solito esageri sempre :D

Ad ogni modo ti ho mandato la bozza via MP (messaggio privato). L'hai letta?
 
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Shadowgate
view post Posted on 30/5/2011, 07:59




NICE WORK!!! :clap:

L'ho appena letta
Adesso me la rileggo un paio di volte ma non ho niente da obbiettare
Mi piace davvero, per me puoi postarlo così!

Non vedo gia l'ora di leggere il seguito; soprattutto quando qualc'uno tirerà giù il cappuccio! :asd:
 
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view post Posted on 30/5/2011, 21:48

Il Signore delle Terre Dietro l'Angolo

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Ora che ho ricevuto il via libera dai diretti interessati, mi accingo a postare il primo capitolo! A presto anche il numero due!

I racconti delle Terre Dietro l'Angolo



Capitolo 1 - Due viandanti nel tramonto
I
l Gran Baronato di Tarquelia è uno degli otto regni che fieramente si estendono nel vasto continente delle Terre Dietro l'Angolo: territorialmente molto esteso, occupa la zona centrale del continente, caratterizzata da enormi distese di terre pianeggianti intervallate da vasti campi coltivati. Il più lungo fiume misurato ed i suoi numerosi affluenti contribuiscono a renderla una landa estremamente fertile e proficua, e molti sono i proprietari terrieri che si sono arricchiti sfruttandone il suolo. Il clima mite e stabile contribuisce a renderla una terra accogliente e generosa, almeno per la maggior parte della gente che la abita.
Nella zona meridionale del Gran Baronato sorge Edomar, una modesta cittadina costituita da un gran numero di villaggi che sorgono a poca distanza gli uni dagli altri: l'elevata povertà che affligge questi precari ammassi di case, ed il timore di poter essere assaliti in qualsiasi momento da bande nomadi di predoni, li hanno spinti ad unirsi in un complesso, sostenendosi a vicenda sia economicamente che militarmente, riuscendo così nel corso degli anni a resistere alle molte avversità grazie al fatto di essersi evoluti da semplice gruppo di poveri villaggi in una vera e propria comunità organizzata. I suoi abitanti sono braccianti, pastori, e semplici agricoltori che lavorano terre ed allevano bestiami di cui non possono rivendicare la proprietà, per conto di ricchi possidenti che vivono tra gli agi e le ricchezze in lontane città murarie; quel poco che ricevono in cambio di tutte le loro fatiche basta loro soltanto per recuperare le forze, in vista di una nuova giornata ancor più dura della precedente. I pochi giovani in grado di brandire un'arma con maestria sufficiente a difendere la propria gente vengono arruolati nell'esercito del Gran Baronato, e spesso richiamati lontano dalle loro case per combattere battaglie lunghe ed incerte. E troppo spesso, le famiglie che attendono il loro ritorno trascorrono la vita nella triste speranza di vederli un giorno tornare con carichi d'oro e lieti sorrisi.
Stagliati nell'ardente sole del tramonto, due giovani viandanti avanzano a passi lenti sull'unica strada che attraversa il villaggio, poco più di una serpentina di terra e fango che timidamente costeggia gli edifici sconnessi; i loro occhi si soffermano su questi ultimi, seguendone le linee spezzate e le poco rassicuranti crepe, dunque si spostano su quei pochi individui che ancora si aggirano da quelle parti prima di ritornare a casa a riposare, e sulle loro facce incuriosite e diffidenti nei loro confronti.
Le figure dei due non appaiono imponenti agli occhi degli abitanti, al contrario la gran parte degli umani che li scrutano le supera tanto per altezza quanto per stazza; ciononostante, non passano di certo inosservate, forse principalmente a causa del fatto di essere una di fianco all'altra. I due sono infatti completamente diversi tra loro: il primo, non più alto di un giovane umano di quindici anni e dal fisico asciutto ma slanciato, è avvolto in un lungo mantello di colore scuro che si agita debolmente sospinto dalle deboli raffiche di brezza, che soffiano di tanto in tanto rivelando scorci degli abiti che ha indosso, semplici ed essenziali, un po' logori a causa dell'usura, del medesimo colore della cappa; alla cintura porta agganciati i foderi ed i manici di due lame, occultati sotto il nero drappo ma ben visibili quando esso si agita. Nonostante la giornata sia serena ed i raggi solari diffondano un tepore avvolgente dall'alto del cielo terso e sgombro di nubi, un ampio cappuccio avviluppa la sua testa ed il suo collo, e la larga tesa che ricade sulla fronte mantiene in ombra i lineamenti del volto, rendendo pressoché impossibile scrutare il suo viso; come se contro di lui soffiasse una bufera di neve, l'inquietante individuo si premura di reggerlo con una mano affinché nasconda costantemente la sua faccia alla vista.
Per quanto il suo aspetto non sia propriamente ordinario, figure del genere sono frequenti abbastanza da non creare troppo subbuglio nella popolazione; ed in effetti non è lui adesso ad attirare tutte le attenzioni dei pochi abitanti che ancora si aggiravano tra le casupole, ma il suo a dir poco eccentrico accompagnatore: leggermente più alta e robusta della prima, la seconda figura si presenta in netto contrasto con tutto ciò che la circonda. Uno sgargiante abito del colore della fiamma viva la veste da capo a piedi, riflettendo la luce solare e mandando riverberi scintillanti in ogni direzione. I piedi sono fasciati da un paio di stivali in tinta col resto dell'abito, alti fin quasi al ginocchio e dotati di ampi risvolti, dai quali pende una gran quantità di sonagli e piccoli campanellini, che ad ogni passo del loro proprietario diffondono un acuto e squillante tintinnio. Il collo ed i polsi sono faticosamente visibili nascosti da pendenti, bracciali e collane forgiati nelle leghe più varie, e ad ognuno di questi ornamenti, con quella che sembrerebbe la corda di uno strumento musicale, sono legate le più improbabili cianfrusaglie: piume di volatile di mille forme e colori, strani pezzi di metallo arrugginiti, piccole perline variopinte solitamente usate dalle dame per raccogliere ed ornare i capelli, il tutto gettato alla rinfusa e malamente distribuito, con l'interessante risultato di far risaltare ancora di più l'insieme.
Al di sopra di quel miscuglio caotico di forme e colori fa capolino un volto giovane ed attraente, dalle belle forme affilate degli zigomi e del mento: una barbetta semplice e morbida solca quasi timidamente le guance e ciò che s'intravede della gola, mettendo in risalto il colore profondo dei due grandi occhi verdi. Una liscia chioma di capelli castani fluisce fino alle spalle scorrendo dietro le orecchie a punta, mentre davanti le lunghe basette formano due trecce che rasentano le guance e quasi raggiungono il petto. Infine, agganciato sulle spalle da una cinghia di cuoio, ballonzola un liuto di legno dall'aria molto ben curata, alla cui estremità è fissata un'affilata baionetta di ferro.
«A quanto pare, finalmente abbiamo raggiunto un altro villaggio» esordisce l'individuo da sotto il cappuccio, rivolto al suo compagno.
«Vedo, ma non è difficile rendersi conto di quanto sia misero e vuoto, proprio come l'ultimo» risponde l'altro, un'espressione delusa ed amareggiata che si disegna sul suo volto. «Come potrò mai trovare l'ispirazione per il gran capolavoro che sono inevitabilmente destinato a scrivere, in un luogo malinconico come questo?».
«Nessuno sa cos'ha in serbo il futuro, Randal. Magari nella locanda potremmo trovare qualcosa d'interessante».
Con passi lenti e tranquilli, i due percorrono l'intera strada fangosa, fino a trovarsi di fronte ad una insegna scheggiata che oscilla sullo stipite di una porta, sulla cui superficie macchiata ed annerita è scolpito il disegno di un letto. L'edificio che l'insegna indica come locanda non è troppo diverso dagli altri del villaggio: le ridotte dimensioni fanno sospettare che le camere siano in realtà ben poche e piuttosto piccole, ma le condizioni in cui versa la struttura sono piuttosto rassicuranti, ed il fatto che l'edificio sia a due piani e che sul retro vi sia una stalla per accogliere delle cavalcature indica che forse il proprietario guadagna più soldi dei propri concittadini.
Varcata la soglia, i due compagni entrano in una sala comune semideserta, dove a far loro compagnia vi sono soltanto una coppia di Nani che banchetta ad un tavolo ed un uomo piuttosto giovane che sorseggia una zuppa seduto in disparte in un angolo lontano. I pochi altri tavoli sono sufficienti ad occupare la gran parte dello spazio, rendendo difficoltoso muoversi nella sala; sulla parete opposta alla porta, accanto ad una rampa di scale che conduce al piano superiore c'è un bancone di legno, al di là del quale un grosso individuo con la testa rasata ed un paio di folti baffi brizzolati asciuga con aria svogliata piatti e boccali incrostati di sporco. Alle sue spalle vi sono due grosse botti di legno ed un piccolo scaffale contenente alcune bottiglie polverose; da una porta socchiusa alla sinistra del bancone si levano nuvole di vapore ed invitanti aromi di carne ai ferri.
Il rumore dei cardini scuote il locandiere dal suo torpore, ma sollevando lo sguardo verso le persone che hanno appena messo piede nel suo locale non riesce ad impedire al suo viso di lasciar trapelare lo stupore. La bizzarra coppia si fa strada tra i tavoli non senza qualche difficoltà, ma riesce a prendere posto sugli sgabelli di fronte al proprietario.
«Buongiorno messeri» li saluta l'uomo, lo stupore che va mutando via via in sospetto, «desiderate una stanza per questa notte? O volete solamente qualcosa da mangiare o da bere?».
La figura incappucciata risponde al saluto con un cenno della mano, ma è Randal a prendere rapidamente la parola, e con voce squillante e sguardo limpido saluta a sua volta: «Buona giornata a voi, mastro locandiere! Sapete, io ed il mio amico siamo or ora giunti nella vostra ridente cittadina, ed il posto ci piace al punto da convincerci a restare per la notte. E quale luogo migliore di questa splendida locanda dove trascorrere un po' di tempo in sana compagnia?». Ogni singola parola è accompagnata da frenetici movimenti delle mani e delle braccia, che accentuano il discorso nei passi salienti. «Ora che ci penso, voi mi sembrate un uomo piuttosto fortunato, oltre che un gran lavoratore. Penso che potreste apprezzare l'offerta che sto per farvi».
Così dicendo, arraffa tre bicchieri dal bancone e li dispone davanti a sé, poi affonda la mano in una delle numerose tasche del suo vestito, tirandone fuori una pallina gialla non più grande del suo palmo, che mostra all'uomo prima di appoggiarla accanto al resto. L'uomo lo osserva con aria interrogativa, visibilmente incuriosito da un simile comportamento. Randal nasconde la sfera sotto uno dei boccali capovolti, poi comincia a mescolarli abilmente, sollevandone uno di tanto in tanto per mostrare che la pallina è ancora al suo posto.
«Non c'è perdita a giocare con Randal il Mezzelfo! Si rischia poco e si vince tanto» continua poi con la sua voce acuta e travolgente; «sono disposto a darvi la straordinaria somma di dieci monete d'argento nel caso riusciate a scovare il bicchiere che cela la mia pallina, in cambio di una misera giornata di vitto e alloggio per me ed il mio buon compagno, qualora non doveste trovarla! Che ne dite, buon uomo, osereste rifiutare un simile affare e calciare la fortuna in questo modo?».
Le parole dell'avventuriero sembrano sortire l'effetto sperato, ed il locandiere appare visibilmente combattuto tra il sogno di vincere una somma non indifferente ed il pericolo di dover alloggiare e nutrire due strani sconosciuti senza nemmeno ricevere il denaro che gli sarebbe spettato. Alla fine, dopo quasi un minuto trascorso a pensare, durante il quale lo sfidante non ha fatto altro che fissarlo con un enorme sorriso stampato sul volto, sembra decidere che il gioco può valere la candela, perché risponde con voce decisa: «Molto bene straniero, mi hai convinto! Ma sarà bene che non tenti scherzi, o te ne pentirai».
«Simili parole mi riempirebbero il cuore d'amarezza, se non fosse che sono pronunciate da una sì brava persona, per cui non darò loro più peso di quanto gliene avete dato voi». Sollevato un'ultima volta il bicchiere che vale la vittoria, il giovane si dà da fare con le sue abili mani, invertendo l'ordine dei tre boccali con velocità ragguardevole.
Durante l'intero scambio di battute tra l'uomo ed il Mezzelfo, il figuro ammantato non ha aperto bocca una sola volta, limitandosi a squadrare ogni angolo dell'angusta sala comune, e soffermandosi di tanto in tanto sui tre avventori. Nel frattempo il barista segue con occhio vigile ed attento il bicchiere che custodisce la piccola sfera, cercando al meglio delle sue possibilità di non perderlo di vista nemmeno un attimo. Ma in quel momento accade una cosa inaspettata: mentre sta mescolando i bicchieri davanti a sé, Randal ne inclina leggermente uno, e la pallina, spinta dalla forza centrifuga, gli rotola silenziosamente in grembo. Furtivamente getta un occhio all'omaccione che lo sovrasta dalla parte opposta della tavolata, ma questo sembra non essersi accorto di nulla, poiché continua a fissare un bicchiere con le pupille che schizzano da un angolo all'altro dell'occhio. Randal dunque si ferma, e con la sua voce squillante annuncia: «Il gioco è fatto, messere! Siete pronto a vincere il vostro danaro? Orsù dunque, scovate la sfera colorata».
L'oste allunga la mano verso il bicchiere che fino ad un attimo prima nascondeva effettivamente la pallina, indugia ancora qualche istante, poi lo scopre, e la delusione si fa strada sui lineamenti del suo viso.
«Oh, che peccato messere, la vostra vista vi ha giocato un brutto tiro».
«Ma io...» mormora il perdente, fissando il fondo vuoto del boccale, «ero così sicuro...».
«Suvvia, nemmeno gli dei scampano alle sviste, di tanto in tanto» lo consola Randal facendo sparire alla svelta i boccali restanti, che l'altro per la delusione non si è nemmeno ricordato di esaminare. «Ora questo modesto cantastorie spera che vogliate tener fede alla vostra parola di gentiluomo ed offrirci un letto soffice ed un pasto caldo come da accordi».
«Naturalmente» la risposta sibilata a denti stretti lascia trasparire il nervosismo provato, e senza aggiungere una parola di più l'uomo sparisce nella stanza sul retro.
Con un ampio sorriso di vittoria, lo stravagante giocoliere si volta verso il suo compagno di ventura: «Hai visto, Xander? Questa sera dormiremo in comodi letti, mangeremo un buon pasto caldo e non dovremo nemmeno mettere mano al portafoglio».
«Devo dire che sono sorpreso dalla tua audacia, hai dimostrato di saperti rendere utile» replica l'altro da sotto la tesa del cappuccio. «Sono lieto di poter dormire in una stanza, dopo le ultime notti».
Il locandiere ricompare nella sala comune dalla porta e, ancora scuro in volto, sparisce in cima alle scale senza degnare i due d'un solo sguardo. Poco dopo, dalla stessa porta si affaccia una ragazza che dall'aspetto sembra avere una ventina d'anni: il caschetto di capelli neri che scendono arruffati fino alle spalle incornicia un visino grazioso, ma rovinato dal troppo lavoro, così come le sue mani dure e callose. Lo sporco grembiule pieno di toppe e precari rammendi doveva avere un colore chiaro un tempo lontano, ma sembra non essere mai entrato in contatto con l'acqua; sotto, una semplice tunica di feltro veste il corpo magrolino, ed anche questa appare piuttosto vecchia e rovinata. Con le braccia sorregge un vassoio di legno scheggiato, su cui si reggono in precario equilibrio una coppia di boccali di birra schiumosa ed un piatto di legumi fumanti che galleggiano in una densa brodaglia. Il vassoio arriva sano e salvo al tavolo occupato dai due Nani, i quali ringraziano con un cenno della testa, depositano qualche moneta sul bordo del tavolo, e dopo un modesto brindisi tracannano in un singolo sorso circa metà dei grossi boccali, pulendosi poi le fluenti barbe col dorso della mano.
Dall'istante in cui è comparsa nella sala, Randal ha continuato a fissarla con sguardo malizioso e desideroso, e quando si libera del peso del vassoio, rivolto all'altro: «Non so tu, ma io vado a scambiare due chiacchiere con quei Nani là in fondo». Raggiunto il tavolo saluta amabilmente la coppia seduta come se stesse ritrovando amici di vecchia data, ma nel frattempo la ragazza è tornata ad occuparsi delle proprie mansioni in cucina. Vagamente contrariato per non aver potuto dedicarle qualche dolce parola, Randal torna a rivolgere la propria attenzione ai Nani, i quali dopo aver farfugliato un saluto a mezza voce lo fissano in attesa di scoprire cosa volesse da loro il discendente di un Elfo.
«Miei affabili signori» esordisce, tirando a sé una sedia e prendendo posto al tavolo, «a guardarvi sembrate proprio due tipi svegli ed in gamba. Che cosa ne direste di piazzare una scommessina, giusto per ingannare la noia e guadagnare un po' di luccicante denaro?», e subito tira fuori dalla tasca la sua pallina, che mostra dal suo palmo aperto al fianco di una bella moneta dorata. I suoi interlocutori confabulano tra loro per qualche momento, gettandogli occhiate diffidenti mentre decidevano se accettare o meno; alla fine, tirata dalle cinture una coppia di sacchetti tintinnanti, versano sul tavolo una quantità di monete diverse per calibro, dimensione e colore, che contano ed ammassano con cura. Terminata la scrupolosa operazione, uno dei due dice: «D'accordo straniero, accettiamo. E questa sera banchetteremo col tuo oro».
«Naturalmente, signori. Nessuna onta ci sarebbe nel perdere contro di voi» replica lui col suo tono squillante, mentre senza perdere tempo agguanta tre dei numerosi boccali che i due avventori avevano vuotato durante la cena, li capovolge e nasconde la sfera della vittoria sotto uno di essi. Con rapidi ed attenti gesti li fa scorrere tutti e tre da un angolo all'altro del tavolo con l'intenzione di confondere le idee ai suoi avversari: i recipienti ribaltati danzano disordinatamente sotto gli occhi dei due Nani, ma questi non distolgono lo sguardo dal prezioso bicchiere nemmeno per sbattere le palpebre, rivelandosi più capaci nel gioco di quanto egli avesse sospettato. Randal non riteneva necessario ripetere il trucco usato anche col locandiere, ma si rende subito conto che nonostante i suoi sforzi i quattro occhi non perdono di vista il boccale giusto. Intenzionato a non lasciarsi sfuggire il gruzzolo messo in palio per la sfida, decide di correre il rischio, e tenta di nuovo il gioco di polso: nel bel mezzo di un cambio di direzione, solleva il boccale di pochi centimetri con un movimento veloce ma discreto, preparandosi a far scivolare la pallina dove non avrebbero potuto trovarla. Ma qualcosa va storto, ed in un attimo la faccenda si complica incredibilmente: che si fosse trattato di un colpo di vento, di una crepa nel tavolo o del subdolo scherzo di una qualche divinità burlona non ha importanza, ma la pallina non prende la direzione che Randal aveva cercato d'imprimergli al momento di sollevare il boccale, e rotola allo scoperto dritta verso il centro del tavolo, sotto gli occhi parimenti allibiti dei tre giocatori.
Il Mezzelfo trattiene il respiro per la sorpresa, e goffamente tenta di mascherare il timore che rapido si fa strada nel suo animo: timore null'affatto infondato poiché, senza nemmeno lasciargli il tempo di aprir bocca e spiegare, uno dei due Nani lo afferra per il bavero con una mano callosa e potente, mozzandogli il respiro. «Ehi tu, questo che significa? Stavi per caso cercando di fregarci?!».
«N-no, io...» il Bardo tenta di liberarsi dalla terribile morsa, ma la sua tanto raffinata dialettica si rivela impotente contro la cruda barbarie che i due gli riservano.
«Hai scherzato con le persone sbagliate, mezzoumano!» lo minaccia il secondo Nano, facendo schioccare pericolosamente le dita in un gesto di per sé fin troppo eloquente; Randal serra gli occhi, preparandosi mentalmente al duro colpo che di lì a qualche secondo avrebbe subito il suo stomaco o, molto peggio, il suo bel viso. Ma è a quel punto che una voce autoritaria cattura l'attenzione sua e dei suoi aguzzini: alzatosi dal suo posto, la figura ancora incappucciata che rispondeva al nome di Xander avanza verso il loro tavolo facendosi strada nella sala, i drappi del mantello che s'impigliano ad ogni passo agli spigoli dell'arredamento mostrando fugaci scorci delle sue armi celate.
 
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Shadowgate
view post Posted on 10/6/2011, 08:23




WOW! :clap:

Non oso immaginare come proseguirà, ma per adesso promette bene!
I protagonisti mi ispirano, sono certo che il futuro
riserva loro ardite imprese;
ed ho la sensazione che altri eroici avventurieri
faranno presto la loro comparsa!

Ovviamente la mia opinione è assolutamente super partes!

Spero che presto potremo assaporare il seguito di questa
intrigante narrazione; atti di inaudito coraggio,
grandi battaglie, intrighi ed enormi tesori aspettano (forse?)
questo gruppo di 4 intrepidi!

Come? Dite che sono solo 2? Ehm... :fii:
 
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13 replies since 20/4/2011, 15:20   108 views
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