Magari è una questione più adatta alle FASQ, ma visto che dalla risposta dipende anche la HR non siamo completamente OT...
La cosa più sensata credo sia quella di analizzare caso per caso i vari mestieri, e decidere se possono o non possono essere condotti mentre si fa altro. Un intagliatore di legno, ad esempio, non mi sembra nulla di faticoso o dispendioso in termini di tempo perso, e potrebbe essere accostato più a un hobby, che a un vero e proprio lavoro; perciò non ci vederei niente di male se un mio giocatore mi dicesse "Mi dedico al lavoro mentre siamo seduti intorno al falò in attesa che la carne cuocia". Stesso discorso lo farei per il sarto, che bene o male può sempre portarsi appresso il lavoro ed interromperlo quando vuole.
Le cose si complicano quando il lavoro richiede molta manualità o strumenti di lavoro particolari. Prendiamo il fabbro: è impossibile esercitare una professione del genere in viaggio, per l'ovvio motivo che un fabbro ha bisogno di una fucina per lavorare.
Altro problema: una cosa è lavorare sul prodotto, un'altra è ricavarne denaro! In città le cose si possono svolgere nella stessa prova di Professione, poiché di solito ci si rifà alla domanda della popolazione, ma se un Personaggio vuole portarsi avanti col lavoro e cominciare a produrre nelle terre selvagge, al momento non può guadagnare un soldo (a chi venderebbe i prodotti finiti
). L'unica sarebbe quella di conservarseli per poi venderli nel primo centro abitato (cosa anch'essa da regolare in qualche modo).
E ci sono infine quelle professioni che hanno come obiettivo un solo cliente specifico (tipo avvocato), e che probabilmente non possono essere portate avanti se non in presenza di tutti gli elementi interessati.